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PERSONA BRUTTA O BRUTTA PERSONA?

La signora Savina mi guarda con i suoi occhietti vispi, incastonati ad arte in un reticolo di rughe. È seduta come me, in una sala d’attesa dell’ospedale e mi sorride, mentre attende incuriosita la mia espressione a riguardo, mentre osserviamo una passante.

Mentre distoglie lo sguardo mi sussurra: Alle persone brutte basta poco per rimediare sai? Un po’ di trucco, un bel sorriso aperto, qualcosa che le renda gradevoli e se hanno buon cuore e simpatia, la bruttezza passa in secondo piano… Ma le brutte persone cara mia!!!!! A Quelle non bastano nemmeno 100 interventi di chirurgia estetica!!! Le vedi venire fuori quando la vita si fa complicata, come fanno le lumache dopo la pioggia, e proprio come lumache strisciano lasciando una bava di veleno e cattiverie sul loro cammino.  Ora è pieno e sono ovunque!!

Sorrido, annuisco e rifletto… non ho mai ritenuto le disgrazie e le prove della vita come una legittima giustificazione per la bruttezza interiore, anzi. Resto sempre commossa e colpita quando sento di racconti pieni di sofferenze estreme, di coraggio e grandezza d’animo. Il più delle volte sono racconti di persone che continuano a mantenere il sorriso e la gioia di vivere, nonostante abbiano oltrepassato sabbie mobili di lutti atroci, figli gravemente malati, malattie, abusi, stupri, a volte vissuti tutti nella stessa vita e comunque sempre portati addosso con grandissima dignità. L’amore, la gentilezza e la compassione nei loro racconti colorano il senso della vita di una tonalità unica e speciale, ma mi rendo conto che la bruttezza interiore sta aumentando sempre di più.

Ma chi sono le Brutte Persone?

Credo siano quelle persone talmente piene della loro bruttezza interiore che vedono tutto brutto, avendo una percezione della realtà, alterata dalla loro meschinità. Sono quelle che coltivano la bruttezza, odiando la vita che ha osato crearle problemi, perché loro pensano di doverne essere immuni. Sputano livore e rabbia su quelli che ritengono indegnamente fortunati, sbraitando come  bambini capricciosi e viziati, ossessionati dal tutto e subito

senza tener conto che la vita è una danza di alti e bassi dove bisogna imparare a trovare e coltivare la propria serenità anche nel mare in tempesta.

Credo siano quelle che giustificano ogni loro azione con dialettica aggressiva e paroloni, convincendosi che questo in mondo si debba giocare duro e quindi

l’egoismo assoluto lo definiscono tutelare i propri interessi

l’indifferenza verso il prossimo diventa un “legittimo” farsi i fatti propri

la cattiveria diventa opportunismo e l’opportunismo per loro si trasforma in saper cogliere gli eventi

mentre l’incapacità di provare amore prende il nome di  protezione personale  autorizzandoli a non dare se non ricevono e quindi mai, perché non sarà mai abbastanza.

Tengono il conto solo delle loro belle azioni sempre calcolate, per poi sentirsi vittime incomprese se il mondo le giudica, dato che è sempre e comunque colpa degli altri– “loro”- poverini agiscono solo di conseguenza.

La bruttezza porta ad essere ossessionati dalla forma perché cerca un’esteriorità costruita che necessita di un’impalcatura esterna da sfoggiare, per nascondere il brutto interno sotto il tappeto della finzione.

La bruttezza si riflette sul mondo come in uno specchio distorto, con la lente giudicante del tuttotroppo: troppo alto, magro, grasso, piccolo, lento, goffo, debole ridicolo, poco divertente, poco cool …alimentando quel senso di fastidio su ogni cosa, che rende il mondo degno solo se utile perché se non servi non vale la pena che io perda tempo con te.

La bruttezza interiore alimenta il costante disprezzo, quello che offende e denigra se non è conforme al suo ideale, scrivendo fiumi di liquami sui social di cui è fortemente ghiotta, poiché sa che troverà altrettanta bruttezza nelle brutte persone che si uniranno al branco, come leoni nell’ arena pronti a sbranare, legittimati da quella che ritengono “libertà di espressione”.

Osservo il suo bellissimo viso rugoso e gentile e mi rendo conto di quanto sia difficile coltivare la vera bellezza, oggi che siamo bombardati da immagini virtuali e costruite.

Penso a quanto è difficile difendersi dalla violenza verbale. Dall’idea che per essere vincenti bisogna attaccare alla giugulare

e che per molti bisogna insegnare ai figli come saper menare, piuttosto che essere civili ed educati perché educazione e rispetto rischiano di essere sinonimo di debolezza.

Penso a quanto è difficile per una giovane donna sentirsi ok anche se non è figa ( per i social) e magra( per chissà quale canone di bellezza).

Penso al senso che si da al potere prepotente e agli oggetti e a come si rischia di perdere il valore delle cose importanti davvero.

Adesso è il mio turno e devo andare, ma ringrazio col cuore aperto questa splendida vecchina che mi ha fatto riflettere

e mi prometto che farò il possibile per riuscire a coltivare bellezza, nonostante questo imbarbarimento dell’anima in cui stiamo rischiamo di scivolare come su di una macchia di viscido olio che vorrebbe inondare la società e prometto che cercherò la gioia il quello che trovo, nonostante tutto.

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