ARANCIO! IL COLORE DELL’AUTUNNO
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ARANCIO! IL COLORE DELL’AUTUNNO

MA UNA VOLTA ERA CHIAMATO COME UN ROSSO

lo ammiriamo sia nella bellezza emozionale e rarefatta del sorgere del sole che nel caldo acceso e rassicurante tramonto che sancisce la fine di una intensa giornata, racchiudendo  un ambivalenza che lo carica di significati dalle valenze opposte.

La sua forza nasce dalla pulsionale e potente energia del rosso che si sposta fondendosi al vitale espansivo e caldo movimento del giallo puro, entrambi centrifughi, portando il rosso materico ad una maggiore consapevolezza: energia solare e marziana assieme.

La storia dell’arancione è giovane, o meglio la storia del suo nome. se pur apprezzato fin dagli antichi egizi, prima della fine del 15esimo secolo in Europa era semplicemente chiamato giallo-rosso, ma successivamente furono i mercanti che importarono dall’Asia i primi aranci in Europa, insieme al termine sanscrito naranga, a dare vita e dignità a questo colore che divenne gradualmente parte di diverse lingue europee: “naranja” in spagnolo, “laranja” in portoghese e “arancione” in italiano.

Di questo rosso -giallo conserviamo solo la memoria nelle espressioni del linguaggio comune come per esempio “gatti rossi”, “capelli rossi” e “pesci rossi” anche se questi in realtà sono di colore arancione.

La combinazione tra il giallo oro e le proprietà del rosso più vicine all’amore, collocano l’arancione sul versante dell’illuminazione spirituale. Con l’auspicio che la passione e l’ardore del rosso possano essere attenuati dalla dorata saggezza del giallo fino ad arrivare alla massima purezza del bianco. Questo movimento inconscio è quell’ ammirazione che percepiamo osservando la fiamma di cui restiamo affascinati: la danza calda dal nucleo rosso che brucia, e che mano mano diventa arancio e poi giallo con guizzi azzurri fino al bianco.

I monaci buddisti indossavano e indossano la Kesa di tale colore, simbolo di distacco dalle passioni terrene e carnali. Le vesti color zafferano (dal persiano za’fran, che significa oro, illuminazione, saggezza rivelata) simboleggiavano anche la rinuncia ai piaceri principeschi, così come era per l’induismo, dove ancora oggi rappresenta la rinuncia ai beni materiali a favore dell’ascetismo. In India anticamente questo era il colore dei fuori casta e dei condannati a morte che venivano condotti al luogo dell’esecuzione, mentre gli asceti e i mendicanti adottarono questo colore per indicare il loro stato di estraneità alla comune società umana.

In Cina risuonava cambiamento e movimento verso la felicità. In Giappone simboleggia l’amore. In India è associato all’ottimismo, all’istinto combattivo, alla pulsione sessuale, alla passione e al bisogno di conquista, mentre era il colore del peccato di gola nella simbologia arcaico cristiana e quello dello splendore Nella Cabala ebraica.

È sempre stato difficile riprodurre delle belle sfumature d’arancione come quelle che si trovano in natura perché spesso risultavano essere troppo artificiali. Orpimento, zafferano o zenzero e minio offrivano caratteristiche diverse ma instabilità o tossicità.

Vitale e stimolante si dice che favorisca la fertilità, la buona digestione e l’allegria sana in quanto privo sia dell’eccitazione del rosso che dall’irrequietezza del giallo.

 Molto consigliato nel trattamento della depressione e dell’introversione eccessiva.

Chi ama il colore arancione è una persona tendenzialmente ottimista e consapevole delle proprie capacità senza alcuna presunzione. Esprime il suo amore con gioia e coinvolgimento e generalmente riesce a trovarsi in perfetta armonia con tutto ciò che la circonda.   Come l’energia del fuoco mantenuto entro confini sicuri, come il falò attorno a cui si raduna un gruppo nelle sere invernali per narrare storie, reminiscenza lontana dei falò accesi nel corso delle feste pagane.

Ma L’arancione è anche il colore del sole al tramonto e delle foglie d’autunno, con i relativi vissuti di tristezza e nostalgia che accompagnano il termine delle giornate o la fine di un ciclo, dell’equinozio d’autunno, delle zucche e delle foglie autunnali, indicando l’energia che si allontana di un solo passo dalla fonte originaria: il rosso!

Essendo un colore che scioglie le tensioni è perfetto per un ambiente conviviale, ma poco adatto per un luogo di lavoro. La sua azione complementare verso il blu è una boccata di aria fresca tanto da essere stata molto amata dagli impressionisti che riscaldavano l’azzurro del cielo con tocchi di arancione.

È consigliabile il suo utilizzo per tinteggiare le pareti degli ambienti in cui si parla e si accolgono convivialmente le persone ad esempio ingressi, sale da pranzo, cucine, uffici delle risorse umane. È invece sconsigliabile per luoghi come gli open space degli uffici in quanto stimola le chiacchiere con conseguente disturbo alle persone che lavorano.

Chi lo indossa esprime gioia e affermazione del suo Io, buonumore e altruismo, sa sperimentare il piacere, sa accudire sé stesso e gli altri, ed è favorevole ad i cambiamenti.

Chi lo rifiuta invece ha difficoltà ad esprimersi liberamente, forse per un accumulo di emozioni bloccate riguardo le prime manifestazioni emotive e affettive e ha la tendenza a controllare costantemente la propria emotività. Sovente trova difficoltà nelle relazioni interpersonali e, qualora ci fosse un problema, è portato ad ingigantirlo tanto da credere che non potrà mai risolverlo o superarlo, inoltre è facilmente manipolabile.

Indossare l’arancione non è per tutti, sicuramente non dona a chi ha in incarnato freddo in quanto regalerebbe anni in più e uno sgradevole effetto malato. Così come il rossetto su denti da fumatrice ne accentuerebbe il colore. Un accessorio arancio ben dosato su un monocolore nero, blu o grigio spezza la pesantezza e cattura l’attenzione conferendo quel pizzico di pepe che rende accattivanti. Bellissimo sul blu cobalto. Le sue variazioni cromatiche dal terracotta a quello che convenzionalmente si definisce color carne (anche se questa definizione è ormai obsoleta vista la varietà di colori della pelle ) lo portano ad essere più gestibile se quello acceso e brillante ci risuona troppo, soprattutto se il nostro incarnato caldo ci indica che apparteniamo all’ l’autunno.

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