IL COLORE DEL SILENZIO FUNZIONALE
I silenzi funzionali ( anche interni) possono essere la scelta migliore se non ci creano disagio o se non sono una via di fuga vigliacca, soprattutto se chi abbiamo difronte ha l’ottusità di un masso nel deserto.
Quante volte ti sei trovato in situazioni lavorative e sociali in cui qualcuno ha detto o fatto qualcosa che ti ha offeso, creato imbarazzo o peggio ferito?
Razionalizzare richiede un grande sforzo di maturità e comprensione della realtà. Spesso chi ha commesso l’azione che reputiamo offensiva credeva di fare il suo bene per mille motivi: ignoranza, opportunismo, arroganza, o basso livello mentale e culturale ad esempio.
Prova a visualizzarlo! Il colore del “silenzio funzionale” è un azzurro tipo carta da zucchero. Richiamalo nella tua mente quando hai necessità di ritrovare il tuo centro, come quando sganci una cintura troppo stretta che ti fa mancare il fiato, lasciando che le immagini di quello che provi fuori e dentro di te, diventi un fotogramma.

Tacere consapevolmente e con distacco è molto diverso invece dallo “stare zitti” che sa più di un doversi tappare la bocca, per paura delle conseguenze. In questo caso le note azzurre profonde potrebbero essere sporcate da tracce di giallo senape rendendo il colore appesantito e poco gradevole.
Visualizzalo soprattutto se senti che la situazione subìta ti rode e manda i pensieri dentro la centrifuga ipnotica del loop mentale creando il famoso circolo vizioso! Qui hai bisogno di limitare l’impulso al rimuginio ricordandoti che: come reagisci alle situazioni della vita dipende solo da te ed è solo tuo il sentimento che provi.
Pensa: Tu sei come quella persona? Vuoi “abbassarti” al suo livello? Credi che parlando capirà le tue motivazioni?
A volte tacere è la strada migliore per comprendere la realtà e mettere le distanze senza farti agganciare dalla bruttezza dell’altro, evitando polemiche e discussioni inutili, in situazioni o relazioni superficiali o lavorative poco gratificanti e vuote. Tacere può essere un grande atto di consapevolezza e buon senso. Potrebbe voler dire che hai imparato a dire no al lasciarti trascinare in qualcosa che non vuoi, rafforzando la tua autostima, mantenendo la lucidità necessaria per fare bene il tuo lavoro e stare bene con te stesso.
Il collega che credevi amico ti fa una carognata mettendoti in forte disagio, giustificando l’azione come “esigenza lavorativa”? Ringrazialo ( in cuor tuo) perché ti ha fatto capire che amico non lo è mai stato e sentiti libero di non avere un rapporto con qualcuno che non ha rispetto di te, senza rancore. Se poi le esigenze di lavoro non ti permettono di chiudere davvero, puoi sempre palesare un sano distacco dalla persona.
Qualcuno prova invidia per i tuoi successi e ti offende o sparla? Lascia all’altro il suo disagio, non è tuo e vai avanti, la vita è una ruota e prima o poi tutto torna. Valuta se merita chiudere un rapporto non sentimentale senza dare spiegazioni. In tanti casi, quando sai che di fronte hai un soggetto prepotente e ottuso, può essere un grande segno di amore per sè stessi.
Il capetto improvvisato non rispetta la tua mansione per esigenze di ego sue personali, pretendendo di saperne di più? Se stravolge il tuo lavoro con idee strampalate o cattivo gusto fatti sentire, ma se ti dà di arrogante perché sostieni il tuo lavoro rifletti e decidi. Vale la pena restare, sapendo che ti scontrerai ancora con chi non ha rispetto della tua professionalità?
Ti propongono a parole un -lavoretto facile facile- ma ti ritrovi in pochi mesi dentro un’impresa enorme per pochi euro? Sta a te decidere se nel futuro vuoi continuare il rapporto, e se decidi per il sì, sta a te riuscire a non farti scardinare, ma allo stesso tempo imparare a mettere un muro tra te l’aspettativa del vampiro sfruttatore.
Spesso il silenzio può essere considerato poco maturo, soprattutto da chi ama litigare e fare polemica e di solito a considerarlo così sono le persone che propinano una serie di giustificazioni sterili e puerili che chiamano confronto costruttivo, ma di costruttivo hanno ben poco. Il confronto è necessario in una relazione se avviene con chi vuole veramente costruire senza attacchi, offese o sfruttamenti.
A volte però il silenzio non basta, come quando interagiamo sia nelle relazioni sociali che nel lavoro, con persone disturbate. Sono quei soggetti fortemente umorali che vedono tutto attraverso un filtro malsano, paranoico, e cinico e che giustificano le loro azioni con sapiente eloquenza (narcisista). Sono quelli che ti agganciano abilmente ma poi chiedono senza dare, usando l’inganno e la manipolazione, scaricandoti addosso ogni responsabilità. Lì oltre il fondamentale tacere per evitare di finire in un imbuto nero, bisognerebbe solo mollare e scappare via con mooolta astuzia.
RICORDA il detto: Per ogni vittima c’è un carnefice!
…ma se NON ti senti più vittima il carnefice non ha ragione di esistere...